In occasione del ventennale della storica caduta del Muro di Berlino avvenuta il 9 novembre del
1989 ho pensato di presentare un piccolo reportage su una residua parte di muro su cui artisti di
varie nazionalità hanno dato sfogo alla loro creatività disegnando e pitturando murales e
trasformando così in Galleria d’Arte all’aperto quello che fino a vent’anni fa era un luogo di
separazione, tristezza e purtroppo anche di morte.
La East Side Gallery (Galleria del Lato Orientale), questo è il nome con cui è nota, è il pezzo
originale più lungo del muro di Berlino, e rappresenta un memoriale internazionale alla libertà.
Questa sezione di muro è lunga 1,3 km ed è interamente dipinta con graffiti fatti da diversi artisti,
riguardanti il tema della pace o comunque della caduta del muro in seguito alla fine della “guerra
fredda”. Al momento della caduta del muro, la futura East Side Gallery, era bianca immacolata:
questa sorta di enorme tavolozza fu offerta agli artisti di murales dell’epoca perché la dipingessero.
A questa circostanza si deve la conservazione, sotto tutela artistica, dell’unico pezzo di muro di
Berlino che ancora oggi permette di capire cosa davvero rappresentasse questa ingombrante
presenza nel cuore della città. La sua conversione in galleria pittorica a cielo aperto ha salvato
dall’abbattimento questo tratto di muro che altrimenti difficilmente sarebbe arrivato intatto fino ai
nostri giorni dato che il desiderio dei Berlinesi di fare sparire ogni traccia dell’odiato oggetto di
divisione della città era ovviamente talmente forte che in pochi giorni fu abbattuto pressoché
totalmente. Oggigiorno a ricordare il muro, fatta eccezione per la East Side Gallery, rimangono
pochi metri nella Potsdammer Platz e una fila di sanpietrini che ne ripercorrono il tracciato.
La East Side Gallery è considerata la più lunga galleria d’arte all’aria aperta del mondo. Essa
consiste di circa 106 murales di artisti di varie nazionalità ed essi sono dipinti sul lato orientale del
Muro di Berlino. Fra i graffiti presenti, i più famosi sono quelli del Vopo che salta il filo spinato
sotto il bacio (“Bruderkuss”) fra Erich Honecker e Leonid Brežnev, nonché quello della Trabant
(“Test the Best”) che sfonda il muro stesso.
Nota: ho inserito nome e titolo dell’opera ma di alcuni non sono riuscito nell’intento.
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Stefano,
le ho guardate con la musica de PF nella mente!
Grazie della passeggiata davanti al muro e del testo che la contestualizza bene!
Un salutone:
Paolo
p.s. vedi che alcune siano ripetute!
Grazie Paolo. Io ho due considerazioni, la prima è che sembra di ieri l’annuncio che ricordo del tutto improvviso e inaspettato della caduta del muro e nello stesso tempo quando pensi al Comunismo sembra roba ormai vecchia di un secolo fa invece sono sempre 20 anni.
La seconda che è stato molto emozionante per me fare quella passeggiata nonostante le condizioni climatiche (-5 gradi di temperatura) e nonostante fossi “armato” con una macchina fotografica che non era la mia, la mia l’avevo dimenticata :-(( (incredibile ma vero), e che le condizioni di luce non fossero ottimali (era quasi il crepuscolo), nonostante tutto questo ricordo ancora quel pomeriggio come molto gradevole, lo stupore associato alla visione di tanta creatività e colore mi ha fatto dimenticare che mi stavo congelando.
Mi è sembrato come se i dipinti emassero dal muro l’esplosione di gioia e liberazione che i Berlinesi hanno vissuto 20 anni fa.
Foto, pitture e atmosfera cupa ben si fondono a rappresentare quell’evento che, alle luce dei vent’anni trascorsi, mostra come la grande illusione si sia trasformata in un ancora più grande disillusione!
Eloquente a questo proposito la ‘miglior fuga’ che nel grigiore uniforme illumina soltanto il caseggiato di stampo URSS!
Bel reportage, grazie per avercelo proposto.
Vedendo queste immagini penso alla gioventù di oggi che va appresso a veline, reality show, e via di seguito. Chissà se conoscono il significato della parola ‘ideale’…
Ciao
Alessandro
Stefano, ci sono stata davanti ai resti del muro, e l’atmosfera è proprio quella cupa, ma colorata, descritta dalle tue foto.
La cosa che mi ha colpito di più in quell’occasione è stato vedere gli edifici a ridosso dei quali era stato costruito il muro e le cui finestre erano state perciò murate…..
un saluto
Commento con ritardo questo articolo anche se ho visto le foto qualche giorno fa. Direi un bellissimo reportage soprattutto per me che non sono stato a Berlino ( ma l’ho inserito in agenda!) e grazie alle tue immagini ed all’articolo è aumentata la mia curiosità di visitare questa città.
Ciao
Pino