“ANACONDA” _ L’ALTRO TEVERE _ di Antonio Minadeo

L’ANACONDA è una struttura galleggiante ormeggiata sul Tevere, al di sotto del Raccordo Anulare, nella zona di Vitinia-Mezzocammino. E’ composta di due sezioni unite con uno snodo che le rende indipendenti dal movimento dell’acqua. Una sezione è di metallo e contiene il ristorante. L’altra sezione, in legno, è, a sua volta, divisa in una zona ristoro e una zona riservata allo svolgimento delle attività della pesca alle anguille. Dal 1979, presso l’ANACONDA, la Cooperativa dei fratelli Alfredo e Cesare Bergamini esercita la pesca delle anguille. I fratelli Bergamini provengono da una famiglia di pescatori che praticavano la loro attività sul Tevere. Operavano nella zona di Castel Giubileo e si dedicavano alla pesca di cavedani, barbi, carpe, ecc. Il racconto fotografico che propongo è stato realizzato con la piena disponibilità e collaborazione, nonchè simpatia e ospitalità di Alfredo e Cesare e ha lo scopo di far conoscere una realtà di vita del nostro Fiume, probabilmente poco nota ai più. La parte iniziale del servizio riproduce l’ambiente in cui è situata l’ANACONDA e la sua composizione. Successivamente è illustrata l’attività vera e propria della pesca. Il servizio, per varie ragioni, è stato realizzto in quattro giorni diversi._In genere, l’attività di pesca si svolge dal mese di marzo a circa metà ottobre. La durata del periodo di pesca dipende dalle condizioni atmosferiche e conseguentemente dalle condzioni dell’acqua del Tevere. Le fasi principali della pesca sono: il calo delle reti nel fiume, che avviene tra le ore 15,00 e le ore 17,00; il recupero delle reti con il pescato, che avviene tra le ore 07,00 e le ore 09,30 del mattino successivo; la pulizia delle reti._Nel servizio non è riportata la fase della messa in acqua delle reti. Le reti sono chiamate martavelle e sono simili alle nasse ma, diversamente da queste ultime, hanno gli anelli, a cui sono fissate le reti, di metallo anzichè di canne._Mediamente vengono calate in acqua trecento reti, con maglie di dimensioni diverse._CRONACA_ La mattina, prima della partenza, ho calzato gli stivali di gomma, una leggera giacca a vento e Cesare mi ha avvolto, dalla vita in giù, con un pastrano ricavato con sacchi dell’ama. I pescatori stessi erano attrezzati alla medesima maniera, per evitare di bagnarsi con le operazioni di ritiro  delle reti a bordo delle barche._Bene_ Siamo partiti alle ore 07,00 circa, con tre barche da fiume e abbiamo percorso il Tevere sino alla località di Dragoncello, tra Acilia e Ostia Antica. Io ero nella barca con Cesare. Non vi racconto della mia emozione e contentezza, per non dirvi poi della cordialita e disponibilità di Cesare, che mi descriveva ogni cosa lungo il percorso che, naturalmente, conosce come le proprie tasche. Alfredo e un loro collaboratore, fa-totum, Marco, occupavano le altre due barche. All’andata noi procedevamo, prevalentemente, sul lato destro del Fiume, fermandoci di tanto in tanto per recuperare le reti. Al ritorno abbiamo risalito il Fiume dal lato sinistro, fermandoci sempre per il recupero delle reti. Siamo rientrati all’ANACONDA intorno alle ore 09,15. Successivamente, il pescato è stato trasferito dalle barche a terra e quindi in un apposito contenitore immerso nell’acqua, costituito da cinque lati in rete metallica e la parte superiore chiusa con un coperchio di legno. Quindi Cesare e Marco hanno proceduto alla pulizia delle reti, dai residui di alghe e fango, per mezzo di un poderoso getto d’acqua proveniente da una potente pompa azionata da un motore a scoppio. Questa operazione è ripetuta ogni volta che si rientra dalla pesca._Una volta alla settimana un camion, attrezzato con idonei contenitori metallici, viene a ritirare le anguille, ancora vive, e le trasporta sino a Comacchio, dove sono messe in allevamento._Tutta l’attività di pesca ( reti utilizzate, temperatura dell’acqua, condizioni climatiche, livello dell’acqua, qualità dell’acqua, quantità del pescato), è trascritta in un registro ad uso della Terza Università di Roma.

Un grazie ancora ad Alfredo, Cesare e Marco.

P.S. Se non tutte le foto sono ben eseguite, va tenuto conto anche delle condizioni ambientali nelle quali ho dovuto lavorare._Ho utilizzato la Nikon D80 con 24/120-3,5/5,6, il solo obiettivo di cui dispongo dal gennaio 1997(pensione). Sarebbe stato utile avere un grandangolo di 18 e/o 24mm.

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10 risposte a “ANACONDA” _ L’ALTRO TEVERE _ di Antonio Minadeo

  1. Paolo scrive:

    Antonio,
    che dire complimenti per il bellissimo reportage.
    Mi hai reso partecipe di un lavoro che non avevo proprio idea ne del come ne del dove ne del quando!
    Dettagliato e circostanziato il testo e completa la documentazione fotografia con più di 50 foto.
    Molte quelle che mi son piaciute anche come singola foto; quelle di Cesare alla guida della barca e mentre lavora con le reti!
    Alcuni scorci del fiume, le scene del lavaggio delle reti!
    Insomma questo lavoro merita per me un grande, sincero, calorosissimo:
    APPLAUSO!!!
    Di cuore
    Paolo

  2. Guido scrive:

    bellissimo lavoro, complimenti. mi piacciono in particolare quelle che ritaggono le persone mentre lavorano e quelle sul fiume; tra tutte spiccano ‘alfredo avanza al centro del fiume’ e ‘sulla via del ritorno’ che dipingono un fiume fatto di lavoro ma anche di grande libertà. impressionante l’incontro con l’airone cinerino. bravo!

  3. Alessandro Morabito scrive:

    Gran bel lavoro davvero. Grazie per il reportage

  4. Antonella scrive:

    Ma l’Anaconda non era il serpentone cattivo protagonista del film con JLO? 🙂
    Bravo Antonio,
    complimenti per l’interessante sequenza…e grazie per aver condiviso una realtà così prossima eppure sconosciuta a tanti.
    Anto

  5. Giuseppe scrive:

    bellissimo reportage da primo premio,complimenti.

  6. antonio minadeo scrive:

    caro Paolo ti ringrazio per il sincero apprezzamento ma, come tu ben sai, non avrei potuto realizzare la messa in rete del servizio senza la tua collaborazione a distanza e la tua pazienza. Antonio

  7. antonio minadeo scrive:

    grazie Giuseppe, grazie Antonella. Per qaunto riguarda l’anaconda in effetti è un serpente e hanno dato questo nome al galleggiante perchè essendo formato da parti tra loro indipendenti dal movimento dell’acqua, quando il fiume è più mosso, se cosi di può dire, le due parti ondeggiano muovendosi come un serpente.

  8. Roberto Agostinucci scrive:

    Bravo Antonio
    Roberto A.

  9. Stefano scrive:

    Bel reportage che mi ha reso edotto di attività, fra l’altro molto vicino a casa mia dato che abito nella zona di Mezzocammino, che ignoravo completamente. Ignoravo che nel Tevere vi fossero le anguille e in tale abbondante quantità! Ho anche compreso che alcune delle reti che avevamo visto nell’uscita a Fiumicino sono le martavalle.
    Un unico appunto se me lo consenti, avrei forse messo qualche foto in meno, la visione di tutte 50 è un pò pesante.
    Ciao

  10. cinzia scrive:

    Ottimo reportage, ben documentato sia sotto il profilo descrittivo sia su quello fotografico.
    Mi piacciono molto “Cesare alla partenza”, “Cesare” mentre svuolta la rete e “L’Airone Cenerino”.

    saluti
    Cinzia

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