L’Uomo silenzioso che intreccia fili e sogni

… Varcare la soglia di questo piccolo mondo, fatto di fili, ricordi, sogni … una vita da raccontare, un mestiere da tramandare … Ma lui è l’ultimo mastro retaio, una storia antica e nobile, che volevo raccontare, prima che scompaia.

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Siamo nella sua piccolissima bottega, altezza strada, lui lavora silenzioso, ci parlo un pò, mi racconta della guerra e del dopoguerra, di ciò che è stato e di ciò che è ora …

Strumenti semplici, gesti antichi, precisi e ritmati, sembra il respiro del tempo …

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Ogni tanto guarda sulla strada, guarda chi passa, forse guarda il tempo che passa …

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Vorrei ricordarlo così, curvo sulle sue reti, i suoi fili ed i suoi ricordi, con un futuro pieno di luce. Dedico questo piccolo portfolio ad una persona splendida, che mi ha regalato un attimo del suo tempo.

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Note tecniche: tutto il reportage è scattato in sola luce ambiente, utilizzando una fotocamera reflex digitale Fuji S3Pro da 6 MPixel, ottiche Nikon 12-24 f/4G AFS e Nikon 50 f/1.4G AFS.

Grazie a tutti per il passaggio.

Andrea Conti – Photographer

Informazioni su Andrea Conti

- Ho un'esperienza di più di 10 anni in pellicola, esperienza che ho poi trasferito all'utilizzo della tecnologia digitale. Mi sono avvicinato alla fotografia seguendo gli insegnamenti dei maestri del reportage (come Cartier Bresson, Berengo Gardin) e della foto di paesaggio (Ansel Adams su tutti). - Oggi la mia attività principale come fotografo riguarda la fotografia di matrimonio. - Il mio approccio alla fotografia è di stampo naturale. Non amo modificare le fotografie con effetti o artifici estremi di fotoritocco, ma sono invece alla continua ricerca della pura scrittura con la luce ambiente. - La frase che meglio descrive il mio approccio alla fotografia è questa, di Ferdinando Scianna: "...Laddove il pittore crea un quadro, chi ha una macchina fotografica riceve una fotografia. La foto non è creata dal fotografo. Lui apre solo una finestra per catturarla..." Corpi macchina analogici: Medio formato Zenza Bronica, con triade 40-75-150 Nikon F100 Nikon F90x Olympus OM4, con triade 28-50-135 Ricoh 35R Ingranditore Durst F60 con ottica Rodagon 50 2.8 Corpi macchina digitali: Nikon D700 Nikon D300 Fujifilm S3 PRO Fujifilm F10 Ottiche (tutte Nikon): 12-24 f/4G AFS 24-70 f/2.8G AFD 80-200 f/2.8 AFD 50 f/1.4G AFS Flash: Nikon SB900 Nikon SB800 Nikon SB80DX, Nikon SB28
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13 risposte a L’Uomo silenzioso che intreccia fili e sogni

  1. Paolo scrive:

    Andrea,
    queste immagini raccontano qualcosa che percepisco come malinconico; un filo di tristezza negli occhi di quest’uomo che curvo sotto il peso del lavoro e degli anni perpetra un gesto ripetuto chissà da quando.
    Quella in cui mostra la foto in particolare a raccontare, con i suoi occhi un pò persi, di una gioventù andata …o di qualcuno che non c’è più …
    Molto belle davvero nell’insieme; quella in cui si vedono solo le mani spezza un pò “il collegamento ” con il volto di quest’uomo e credo che il risultato sarebbe convincente anche senza di essa.
    Complimenti ed un salutone!!

  2. Paola Leone scrive:

    Andrea,

    trovo che tu sia bravo ad entrare in contatto con le persone, prima che a fotografarle, e questo non è da tutti.

    Volevo chiederti: quale valore di ISO massimo hai usato, da accoppiare a queste ottiche, già di per sè luminose?

    Grazie e ciao
    Paola

  3. Andrea Conti scrive:

    @Paola: Ciao Paola, per comodità di chi fosse interessato, ho aggiunto alcuni dati tecnici a tutti gli scatti di questo piccolo portfolio. Come vedi, in questo caso ho scattato tra i 400 e gli 800 ISO, sempre in manuale, per maggiore semplicità e velocità. Grazie mille per il passaggio 🙂

  4. Vincenzo scrive:

    Veramente belle, Andrea, spero che ne hai fatte altre alle mani perche’ meritavano tantissimo. Grazie di averle condivise. ciao, vincenzo

  5. Pino scrive:

    Che brutto quando ti accorgi di aver scritto qualcosa e poi renderti conto che per qualche manovra intempestiva sparisce nel nulla!!! Mi sono reso conto solo oggi che il commento che avevo inserito su questo tuo articolo ieri, non c’è piu!!! COmunque mi ripeto….
    Un bel reportage soprattutto per il modo con cui hai saputo interagire con il soggetto e l’ambiente ( e confermo quanto detto da Paola su queste tue capacità) e soprattutto perchè hai portato in evidenza un uomo ed un mestiere che probabilmente tenderà a sparire, rimpiazzato da chissà quale diavoleria moderna. Tornando alle foto personalmente sono stato attratto in particolar modo dalle pireme due. La prima perchè contestualizza bene l’intero reportage (bella l’espressione riflessiva che lascia trasparire come la mente del soggetto sia impegnata ad individuare la soluzione da utilizzare). La seconda perchè mostra un’immagine di fierezza dello splendido signore che mostra con il ritratto che tiene ra le mani il suo attaccamento alla terra(patria) ed al tempo “in cui fu” !
    Ciao Pino

    NB
    ho passato svariate ore di domenica a combattere con il flash….
    … pessimi risultati in condizioni estreme!

  6. Andrea Conti scrive:

    @Pino: per il flash, insisti, i risultati non è che arrivano automaticamente, ci vuole pazienza e tempo, ed un pò di esperienza. Per qualsiasi dubbio cmq. non hai che da chiedere, se la so te la dico 🙂 Grazie per il passaggio e per aver riscritto il commento, gentilissimo 🙂

  7. guido scrive:

    Bravo Andrea mi associo ai complimenti per il bellissimo reportage, sei riuscito in tutti e tre gli elementi del reportage: soggetto (è interessante), ambiente (si coglie benissimo senza però prevalere), qualità delle foto (sono tutte molto belle). Sorge però ovvia una domanda: non hai usato il flash probabilmente per scelta o forse perchè non lo avevi, ma se lo avessi usato, in cosa sarebbero cambiate le foto? Aiutaci in quella fase importante che ci dicevi di previsualizzazione. ciao Guido

  8. Andrea Conti scrive:

    @Guido: Ciao Guido, grazie per il passaggio e per l’apprezzamento. Mi chiedi del flash. Ti rispondo con un paio di frasi del mio recente workshop sul flash: “Per scattare bene con il flash occorre prima scattare (e “vedere”) bene in luce ambiente”, e “Il flash è una delle frecce nell’arco di un fotografo, sta a lui decidere se scoccarla oppure no”.

    La prima frase si collega al discorso del “vedere” la luce con gli occhi, un fotografo con esperienza già sa prima di scattare cosa avrà sul fotogramma. In base alla mia esperienza, la luce era perfetta così com’era, molto bella, e non c’era bisogno d’altro. La seconda frase si ricollega la discorso di regolarsi di conseguenza una volta previsualizzata la scena, in questo caso ho deciso di non scoccare la mia freccia, tutto qui.

    Mi chiedi cosa sarebbe cambiato con il flash. Dipende da dove lo direzionavi e con che intensità, non si può dire a priori. Lui era già ben illuminato, quindi avrei potuto usarlo ad es. per illuminare la parte in ombra della bottega; in questo caso avrei sicuramente perso in poesia e contrasto dinamico, la drammaticità della figura che emerge dall’oscurità naturale è proprio quello che ho “previsualizzato” prima di scattare. E la scelta di esporre in manuale è proprio funzionale a questo discorso, non volevo che lo sfondo scuro influenzasse la lettura esposimetrica.

    Il flash qui era totalmente inutile, perchè la luce che filtrava dalla grande porta-finestra era proprio quella che io cerco di ricreare con il flash quando non c’è o quando la luce ambiente è proprio brutta; ti ricordi il ritratto del bambino afgano di Steve MacCurry? E ti ricordi il mio ritratto accanto, in luce flash (ma con lo stesso tipo di illuminazione)? Ecco, qui la luce era proprio come la situazione di MCurry, e quindi non serviva proprio usare il flash.

    Ti ringrazio di nuovo per l’apprezzamento, se hai altri dubbi, chiedi pure 🙂

  9. Luigino scrive:

    Si respira aria di mare e traspaiono ore e ore ad intrecciare fili in questo ottimo reportage a luce ambiente, dove luci e ombre mettono in risalto i segni del tempo, nella commozione di un tempo che fu, esaltato nell’immagine del prima e dopo.
    Bravo

    Luigino

  10. Alessandro scrive:

    Avevo già avuto modo di apprezzare il tuo portfolio sulla community telecom ma qui, con le foto rappresentate in sequenza, è ancora più diretto. Hai saputo rappresentare nei tuoi scatti la vita di quest’uomo e l’hai fatta conoscere anche a noi.
    Grazie ancora

    Un caro saluto
    Alessandro

  11. Stefano scrive:

    Bella la luce che esalta l’ambientazione del racconto fotografico e bene hai fatto a non usare altro che la luce naturale. Mi chiedo se la camicia arancione nota cromatica che risalta perfettamente nella semioscurità del luogo è stata una fortunata coincidenza o se magari passando lì davanti (ma che posto è?) hai poi deciso di fare le foto quando lo hai visto con quella camicia lì, se la camicia fosse stata di un altro colore magari scuro non so se l’impatto visivo sarebbe stato ugualmente così accattivante ed efficace.
    Molto bella anche quella con solo le mani, mani che raccontano la storia di una vita.

  12. Andrea Conti scrive:

    Ciao Stefano, ti rispondo volentieri. Nel reportage bisogna “raccontare” una storia. “Raccontare” significa interpretare quello che si trova sul posto, senza inteferire in modo significativo. Io ho crcato di raccontare un momento di vita di quest’uomo, attraverso l’analisi e l’interpretazione di ciò che avevo davanti, come ogni buon fotoreporter dovrebbe cercare di fare. Assurdo secondo me ad es. far cambiare la camicia a qualcuno, o non scattare per niente perchè magari il colore della camicia non piace al fotografo … troverei queste, indebite ed irrispettose interferenze da parte del fotografo. “Raccontare” quest’uomo significa rispettarlo per quello che è, ed io lo avrei fotografato anche se avesse avuto la camicia rosa a stelline verde-fluorescente, non sarebbe cambiato niente ai fini del racconto. Diverso, il discorso se tu stai facendo un servizio di moda ad una modella, allora lì il colore della camicia magari è proprio la caratteristica fondamentale della foto e l’elemento chiave della riuscita o meno del servizio. Meno male che non scatto a modelle, ma faccio reportage … 🙂 🙂 🙂 Grazie del passaggio 🙂

  13. Claudio Corsi scrive:

    Bel lavoro ! Molto poetico sia nel titolo sia nelle foto.

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