Lo Sbarco di Anzio (di Stefano Bertozzi)

Gli Alleati Sono Sbarcati ad AnzioIl giorno 22 gennaio 1944 gli eserciti alleati iniziarono a sbarcare su un’ampia fascia costiera del Lazio. Anzio e Nettuno rappresentarono i perni di tutta l’operazione. Anzio fu il centro abitato che subì più danni. Oltre alle vittime civili, gran parte del patrimonio edilizio della città andò distrutto o semidistrutto. Lo sbarco si protrasse anche nei giorni successivi ed ebbe termine solo il 31 gennaio, quando approdarono le ultime unità anglo-americane. In totale sbarcarono oltre centomila uomini con una gran quantità di materiale bellico. I tedeschi, colti di sorpresa, iniziarono a reagire energicamente solo tre giorni dopo l’inizio dell’azione, quando si era già costituita una solida testa di ponte attorno ad Anzio, Nettuno e nelle zone limitrofe. Purtuttavia l’obiettivo di una rapida conquista della vicina capitale, che aveva spinto gli Alleati a progettare lo sbarco, non venne raggiunto. Roma, situata a soli cinquanta chilometri di distanza, o poco più, venne infatti liberata solo quattro mesi e mezzo più tardi, il 4 giugno 1944. (Da Wikipedia)

Nell’ambito delle Celebrazioni del 66° anniversario dello storico sbarco a Nettuno si è tenuto un raduno con mezzi militari e divise dell’epoca. Purtroppo le condizioni di luce non erano delle più favorevoli, inoltre la folla inevitabilmente crea una situazione in cui è molto difficile isolare fotograficamente un soggetto senza elementi estranei di disturbo comunque spero vi piaccia questo piccolo reportage.

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6 risposte a Lo Sbarco di Anzio (di Stefano Bertozzi)

  1. Cinzia Santagati scrive:

    Stefano,
    splendido reportage.
    Le foto in B/N sembrano foto d’epoca. Direi un vero inganno fotografico.
    Per rendere le foto ancora più autentiche avrei applicato qualche filtro per rendere la foto meno nitida.

    Saluti
    Cinzia

  2. guido scrive:

    la prima è da film, anche sulle altre sei comunque riuscito ad isolare benissimo i soggetti… molto bene!

  3. Paola Leone scrive:

    Stefano,

    mi piacciono molto la prima e la seconda, in bianco e nero; la prima, postata così grande, dà all’osservatore quasi l’impressione di trovarsi nella scena…

    Tra le restanti, ne eliminerei alcune, ma nel complesso raccontano bene l’atmosfera rilassata della guerra…in tempo di pace!

    ciao

  4. Paolo scrive:

    Stefano …occasione fotograficamente ghiotta!!

    Anche per me la prima è quella che più di tutte riporta indietro nel tempo.
    I particolari “moderni” sono pochi …credo solo le antenne sul tetto, il condominio di sfondo e, forse, le strisce pedonali, tutti facilmente eliminabili tral’altro!
    Il militare poggaito sulla macchina ha il sorrisone compiaciuto che rende la foto un bel ritratto a figura intera .. poi da lì ad immaginarlo “ammericano origginale” il passo è breve!

    Grazie del reportage e della introduzione storica, con i cenni anche alla drammaticità di quei giorni, che hai fornito!
    Un salutone!
    Paolo

  5. Pino scrive:

    Stefano, diciamo che l’articolo è proprio stile blog, a mio avviso. Infatti ci hai dato l’opportunita di ripassare un po’ di storia e soprattutto ci hai fatto partecipare con te , all’evento attraverso le immagini. Sicuramente in queste situazione il bianco e nero è assolutamente premiante e quindi la prima immagine cosi’ tagliata bene da escludere ogni modernità ( a parte quel “cciatori” che pero’ non sta male) ci trasporta effettivamente a qualche anno indietro. Le altre sono ben rappresentative dell’evento.
    Ciao
    Pino

  6. Andrea Conti scrive:

    Anni fa feci un reportage molto simile in pellicola (Fuji Reala 100 ISO), era la rievocazione della battaglia di El Alamein, a Bracciano. Personaggi e foto caratteristiche di queste manifestazioni, c’è un pò di tutto ed è apprezzabile il fatto che ti sei immerso nella scena usando il grandagolare. Ti consiglio, almeno nel reportage, di non cercare sempre e comunque il “tutto a fuoco”, noto infatti una propensione ai diaframmi chiusi, e ciò aumenta sicuramente la capacità “descrittiva”; però, scattando a tutta apertura con diaframmi intorno a f/2.8, massimo f/4, otterresti uno stacco dei piani di MAF, maggiore capacità “narrativa”, senza cmq rinunciare ad ambientare i soggetti. Anche una maggiore varietà di focali (mancano del tutto scatti con focali tele, anche solo medio-tele) contribuisce a dare personalità e potere narrativo al racconto. Luce facile e cmq sempre ben gestita. Un saluto 🙂 Andrea.

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