IL CARNEVALE DI OTTANA

Il Carnevale di Ottana affonda le sue radici in tempi antichissimi e perpetua una tradizione mai interrotta, mettendo in risalto il passato e l’identità culturale della comunità che ha le sue origini nel mondo agro pastorale.
Le maschere descrivono, attraverso spontanee interpretazioni estemporanee che si sviluppano in una sorta di canovaccio, personaggi, ruoli e le innumerevoli situazioni della vita dei campi, quali l’aratura, la semina, il raccolto, nonché la cura, la domatura, la malattia, la morte degli animali.

Il Carnevale costituisce una delle ricorrenze più attese dalla popolazione ottanese che da sempre partecipa in maniera spontanea e s’identifica nella ricchezza culturale e nel profondo senso di appartenenza alla propria cultura.

La caratteristica principale del Carnevale è data dalle particolari maschere de Sos Merdules che rappresentano, genericamente, con questo unico termine, le maschere de Sos Boes e di altri animali, quali: Porcos, Molentes, Crapolos.
È in questa occasione che il sacerdote consegna “S’Affuente”, un piatto di rame lavorato a sbalzo con motivi decorativi e una scritta in caratteri alemanni (si presume di origine celtica), utilizzato anche durante i riti della Settimana Santa (lavanda dei piedi e per mettere i chiodi che vengono tolti al Cristo il venerdì Santo durante la cerimonia de “S’iscravamentu”, deposizione dalla Croce).
Il piatto diventa uno strumento musicale che percosso verticalmente con una grossa chiave dà il ritmo al ballo tipico di Ottana, l’antico “Ballu de S’Affuente”.
Altri strumenti musicali sono “s’òrriu”, un cilindro di sughero con la parte superiore ricoperta da un pezzo di pelle di animale dal quale pende una correggia che, intrisa di pece e fatta scorrere all’interno con la mano, produce un suono roco e prolungato che spaventa le bestie e disarciona i cavalieri; “su pipiolu”, uno zufolo realizzato con canna palustre.

Buona visione Giancarlo

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3 risposte a IL CARNEVALE DI OTTANA

  1. Stefano B scrive:

    Un interessante reportage su un Carnevale forse poco conosciuto e che rimanda alla tradizione dell’antica vita agricolo-pastorale. Le maschere mi ricordano molto quelle Africane per forme e colori ma d’altronde anche lì la tradizione e non solo la tradizione racconta di vita fondamentalmnte agricolo-pastorale.

  2. Paolo scrive:

    Giancarlo anche questa una raccolta di grande interesse ed, almeno per me, decisamentemeno meno vista del carnevale di Venezia.
    Mi colpiscono particolarmente, tra i mascheroni, i volti umani deformati e quelle in cui sono presenti più maschere.
    Grazie anche per le informazioni con cui hai corredato l’articolo!
    Complimenti per l’escursione sarda proficuamente sfruttata!!
    Un salutone!
    Paolo

  3. pino scrive:

    Avevo già lasciato un commento, ma passando per il blog mi sono accorto che non c’è piu’! Come mi diceva Paolo probabilmente avro lasciato il commento direttamente su qualche immagine e quindi non viene visualizzato nella pagina principale dell’articolo. Devo anche dire che rispetto al primo passaggio le immagini mi sembrano di piu’, ma sicuramente sono io che sono stonato e quindi va bene cosi’ 🙂 Comunque la sequenza è molto bella e seppur presente una certa ripetitività le immagini scorrono piacevolmente soprattutto perchè si distinguono per la diversa luce che hai catturato durante tutta la giornata. Mi piace molto la sequenza pomeridiana in cui la calda luce del tramonto ha scaldato addolcendo queste maschere dall’aspetto cupo.
    Tra i singoli scatti le mie preferite sono: 8230 e 8246
    Ciao
    Pino

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